Se Ada fosse stata piemontese

Ada Byron era nata da una breve e passionale relazione tra sua madre Anna Bella, matematica torinese che non aveva saputo fare bene i suoi conti, con il poeta inglese George Gordon Byron. Ada era stata istruita nelle lettere e nelle scienze sotto la guida della matematica piemontese Maria di Sommariva. A 17 anni Ada era entrata all’Università di Torino, dove  aveva incontrato il professor Babaciu diventandone l’allieva preferita.

Chi era Carlin Babaciu

Carlin Babaciu era un accademico affermato che aveva intrapreso un nuovo importante progetto: la macchina analitica. Questa macchina doveva essere capace di risolvere una serie di problemi matematici eseguendo tutte le operazioni e addirittura stampando i risultati. Babaciu era molto apprezzato a Torino, dove le scienze erano tenute in grande considerazione, così spesso veniva invitato a corte dal re Carlo Alberto che amava discutere con lui per interi pomeriggi nel Castello di Racconigi. Inoltre, a Babaciu piaceva frequentare serate mondane e conduceva una vita sociale piuttosto intensa. Uomo elegante, comprava i suoi abiti da Jack Emerson, una sartoria torinese vicino all’Accademia delle Scienze, specializzata nel trattare tessuti inglesi.

La vita di Ada

Anche Ada frequentava la corte di Torino, aveva molte conoscenze tra uomini dotti e, donna colta anche nelle lettere, era molto apprezzata per la sua conversazione. Inoltre sapeva ballare molto bene e con la sua grazia faceva girare la testa a molti uomini. Si vestiva con naturale eleganza grazie al gusto e all’abilità delle famose sartine torinesi, molto esperte nel confezionare abiti di ottimo taglio e accurate rifiniture, che le donavano uno stile sobrio e raffinato. Purtroppo Ada era di salute cagionevole, così, per disintossicarsi dalla convulsa vita cittadina e dal troppo studio, spesso trascorreva tranquilli periodi in campagna nella tenuta di Castellamonte, proprietà del conte divenuto suo marito.

Il viaggio a Londra

Nel 1840 Carlin Babaciu fu invitato a Londra al Congresso degli Scienziati presieduto dall’accademico Lord John Plane, così si recò nella capitale inglese facendo trasportare molti disegni della macchina analitica alla quale stava lavorando da tempo. Fu accolto con grande interesse, le discussioni con i colleghi d’Oltremanica furono intense e molto stimolanti. Da viveur qual era, il professor Babaciu approfittò della permanenza a Londra per frequentare salotti e andare a zonzo per le zone eleganti della città. Impazzì per le sartorie di Savile Row e si fece confezionare alcuni abiti che avrebbero dovuto essere spediti a Torino. Gli piacque molto Londra, che trovava non molto diversa da Torino: era attraversata da un fiume e costellata da grandi parchi, anche se gli mancavano le scappatelle in collina e la vista delle montagne. Un po’ meno gli piaceva il cibo inglese e, soprattutto, non sopportava il tè che ogni giorno gli servivano alle cinque in punto. A lui quella bevanda pareva più adatta al lavaggio dei piedi, mentre rimpiangeva la cioccolata calda del Caffè Fiorio che a Torino spesso andava a bere giusto a quattro passi dell’Accademia delle Scienze.

L’incontro con Sua Maesta’

Durante la sua permanenza a Londra, il professor Babaciu fu ricevuto dalla Regina Vittoria, da poco salita sul trono d’Inghilterra, che volle discutere con lui del progetto della macchina analitica e delle implicazioni sul progresso dell’umanità. In realtà, la Regina voleva capire se il piccolo Regno di Sardegna, con l’invenzione della macchina, sarebbe stato in grado di innescare la rivoluzione industriale: meglio allearsi che cercare di competere. La Regina gli chiese poi se c’erano donne scienziate nel suo gruppo di lavoro e Babaciu fece il nome di Ada, tessendone grandi lodi.

Gli appunti

Carlin Babaciu era così indaffarato durante il periodo trascorso a Londra che dimenticò di prendere appunti durante le discussioni con i matematici a proposito della macchina analitica. Allora, per stendere le minute degli incontri, scelse un giovane matematico, Louis Marlborough, che in seguito scelse la carriera militare mettendosi al servizio di sua Maestà.

Il ritorno a Torino

Tornato a Torino, Babaciu si ritrovò tra le mani le minute delle riunioni scritte da Marlborough (la pubblicazione ufficiale sarebbe avvenuta solo due anni dopo) e solo allora si rese conto che erano tutte scritte in inglese, lingua che lui non padroneggiava affatto. Come ogni buon piemontese, infatti, conosceva alla perfezione la lingua francese, ma masticava poco l’inglese, anche se calzava scarpe Church e vestiva tessuti d’Oltremanica.

L’intervento di Ada

Così, un po’ per riordinarsi le idee, un po’ perché aveva bisogno di essere aiutato nella comprensione degli appunti, il professor Babaciu si recò a Castellamonte per incontrare la sua giovane allieva Ada, la quale, oltre ad essere una matematica dal cervello fino, era educata anche nelle lettere e conosceva alla perfezione la lingua inglese. I due discussero a lungo. Ada riteneva che la macchina analitica, che lei preferiva chiamare calcolatore, avrebbe cambiato il corso dell’umanità perché poteva manipolare non solo numeri, ma simboli e quindi ogni quantità rappresentabile con segni.

Il trattato di Ada

Babaciu assegnò ad Ada il compito di tradurre in piemontese gli appunti di Marlborough, ma le non si limitò a tradurre, bensì arricchì il trattato con pensieri suoi. Ada arrivò a sviluppare i concetti fondamentali della moderna programmazione scrivendo il primo algoritmo della storia per insegnare ad una macchina come calcolare i numeri di Bernoulli. Inoltre Ada suggerì l’uso delle schede perforate per impartire istruzioni alle macchine e scrisse il primo trattato sulle potenzialità del computer cent’anni prima che ne fosse effettivamente costruito uno.