Grugniti di informatica paleolitica
Nella moderna era informatica, quando l’Homo Digitalis Digitalis affida allo smartphone gran parte del suo tempo e della sua identità, ci si pone il problema di non escludere nessuno dalla rivoluzione digitale. Ci si impegna per educare all’uso delle tecnologie tutti gli strati della popolazione. Generalmente, il principale obiettivo è quello di istruire a navigare sul web e ad armeggiare con le App i più anziani, veri e propri esemplari di Homo Analogicus.
Qui, invece, voglio riflettere su quali importanti principi sperimentati nella vita prima del web possano e debbano essere insegnati dai più anziani alle nuove generazioni native digitali. Infatti, avendo attraversato due ere tecnologiche, mi sembra di essere una specie di trans e sento la responsabilità di creare un ponte tra di esse.
Proverò dunque a tracciare alcuni principi di educazione analogica che ritengo molto validi anche in questa era sempre più pervasa informatica. Darò qui qualche spunto che proverò ad approfondire in articoli successivi.
Pensare prima di fare
Quando si compiono azioni nel mondo reale, ci vuole fatica fisica e bisogna stare attenti perché gli errori non si recuperano facilmente. Pensiamo, ad esempio, a com’era il processo di stesura di un testo con carta e matita rispetto a quello con i programmi di videoscrittura.
Tuttavia, ci sono abitudini che chi è abituato agli atomi dovrebbe trasmettere agli esemplari di Homo Digitalis Digitalis che maneggiano bit: progettare un’azione, organizzare i contenuti prima di crearli, pianificare le azioni prima di partire.
Selezionare per ricordare
L’informatica pervade le nostre vite e fa sì, volontariamente o meno, si lascino ovunque le nostre tracce digitali. Tuttavia, la vita digitale non può diventare una copia integrale di quella analogica, né si possono costruire ricordi senza selezionare i dati importanti da quelli trascurabili.
Solo imparando a selezionare e buttare via l’inutile si può dare davvero evidenza alle cose importanti. Se l’abbondanza digitale non viene seguita da un processo di selezione che ci spinga a buttar via il superfluo selezionando solo ciò che è davvero importante, è impossibile costruirsi un’identità fatta di ricordi.
Usare tutti i muscoli
La comunicazione digitale è utilissima ma non può sostituire la vita reale. I contatti resi possibili dall’informatica vanno benissimo per integrare e surrogare le relazioni, ma non equivalgono a stare insieme davvero.
Pensando in particolare al lavoro, la modalità a distanza è comoda in certe circostanze, generalmente quando si tratta di portare avanti lavori di routine, ma non può sostituire il lavoro in presenza. Infatti, nei rapporti a distanza mancano i segnali e gli stimoli che sono alla base della creatività.
Incontrare il diverso
I social media, principalmente per motivi commerciali, tendono ad avvicinare persone con gli stessi gusti ed opinioni. Tendono cioè a creare «bolle» che, alla lunga, spingono alla radicalizzazione del pensiero. Infatti, sui social incontriamo persone fisicamente lontane, ma culturalmente molto vicine.
Nella vita reale, invece, si incrociano persone diverse per cultura o appartenenza sociale, magari anche persone antipatiche. Solo l’esperienza reale, dunque, permette di sperimentare le differenze ed abituarsi ad interagire gestendo anche sentimenti di fastidio o di rabbia.
Riassumendo…
L’informatica è un mezzo utilissimo per informarsi, per comunicare e per produrre, ma non è un fine. A chi è nato prima dell’avvento della rivoluzione digitale resta una grande responsabilità nel trasmettere i valori importanti al di là degli strumenti reali o virtuali.